Experti: con Tam Teatrocarcere vanno in scena i detenuti del Due Palazzi di Padova

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PADOVA – Esordirà proprio nell’auditorium della casa di reclusione padovana lo spettacolo Experti, frutto del laboratorio teatrale di Tam Teatrocarcere con alcuni detenuti del Due Palazzi (progetto 2012/2013): giovedì 21 e venerdì 22 febbraio 2013 alle 13.15, saranno in scena Belhassen, Giovanni, Abderrahim, Aioub, Abdallah, Ahmed, Luca, Temple, Mario, Pietro, Bruno e Mohamed.

Experti, che prende spunto dalle suggestioni di “Relazione per un’accademia” di Franz Kafka, è ideato e diretto da Maria Cinzia Zanellato e Loris Contarini, con la collaborazione artistica di Benedicta Bertau e di Emanuela Donataccio. È un progetto di Tam Teatromusica, che vede il contributo della Regione Veneto e del Comune di Padova e la collaborazione con la casa di reclusione Due Palazzi di Padova.

L’anteprima sarà anche l’occasione per far conoscere l’importante lavoro ventennale di Tam nell’istituto penitenziario, attività per cui la compagnia padovana ha ottenuto notevoli riconoscimenti. Tam Teatrocarcere è tra i gruppi fondatori del Coordinamento nazionale Teatro Carcere e fa parte della rete europea “Edgenetwork” del Centro europeo Teatro carcere.

Il progetto si pone come un percorso di integrazione culturale tra la città e il carcere, e mira a creare una relazione tra la casa di reclusione e la realtà esterna attraverso diverse attività tramite le quali negli anni si è costruito un network con attori istituzionali e sociali del territorio: oltre al laboratorio teatrale multiculturale con i detenuti, iniziative per gli studenti grazie alla ormai consolidata collaborazione con l’Università, incontri con artisti impegnati sul piano civile e sociale,… Proprio per questo motivo sono stati invitati allo spettacolo anche alcuni rappresentanti delle istituzioni, della magistratura, delle associazioni, dei sindacati, dell’università.

Il racconto kafkiano a cui si ispira lo spettacolo è legato al tema della metamorfosi, ma in questo caso non è un uomo a trasformarsi in scarafaggio bensì uno scimpanzé, catturato in una spedizione di caccia. Nella condizione di prigionia può scegliere una via di uscita tra lo zoo o il varietà: opta per questo secondo, perché la popolarità gli appare come la forma di accettazione sociale sul palcoscenico del mondo, anche se non di libertà. La trasformazione da animale a uomo di successo costituisce quindi l’impegno per la presunta salvezza. La fama raggiunta gli permette di essere invitato da un’università, dove tiene un discorso nel quale descrive con metodo empirico la propria “experienza”.

Nello spettacolo, gli Experti sono i detenuti stessi, che hanno arricchito con testi propri e improvvisazioni il contenuto del racconto. Carichi delle loro esperienze di vita fatte sul campo – al centro l’unicità dell’esperienza umana e la loro condizione estrema di detenzione -, si cimentano in una vera e propria “relazione accademica”, quindi un monologo, utilizzando gli strumenti più efficaci in loro possesso e che più conoscono: i corpi, le azioni e le parole.