Calchi, forme e immagini deprivate della loro consueta riconoscibilità sono il centro del lavoro di Becky Beasley (UK, 1975). I suoi oggetti e le sue sculture diventano rappresentazioni minime e inaccessibili, costrette ad un livello di inespressione totale, come Sleep, Night (II) (2007) e Buan, Night (2006). Tutta la sua arte si muove per dettagli appena accennati e faticosamente scanditi, calati nel buio di un’immaginazione soffocata e densa di ricordi misteriosi, dominata da un’idea di scomparsa e di oblio.
Il lavoro di Susanne Bürner (Germania, 1970) è un radicale esercizio di dissoluzione e spaesamento, operato muovendo da semplici situazioni quotidiane, dove le figure umane appaiono rappresentate nel mezzo di paesaggi sorprendentemente vuoti e irriconoscibili. In Finistère (2005), qualcosa forse è successo, qualcuno si sporge per osservare, ma non sappiamo né cosa né perché e la narrazione rimane azzerata sul filo di una paradossale inazione. La difficoltà di cogliere la reale natura degli accadimenti viene accompagnata da una colonna sonora lieve e suadente, un espediente narrativo destinato a rendere ancora più paradossale e indecifrabile tutta la scena.
Il lavoro di Alice Guareschi (Italia, 1976) tende a combinare un attento minimalismo geometrico con un intensa carica emotiva. L’artista mira a creare dualismi e contrapposizioni per spostare prospettive usuali e moltiplicare i punti di vista. In Local time at destination (Tower), 2005 la sagoma della Tour Eiffel parigina appare un vago bagliore quasi irriconoscibile, immerso nella nebbia fitta di un giorno invernale. L’immagini creata dall’artista oscilla così in uno spazio indefinito, al limite tra messa a fuoco e svanimento nell’indistinzione, suggerendo una sintesi tanto misteriosa quanto vertiginosa nella sua essenzialità.
Mel O’Callaghan (Australia, 1975) rivisita luoghi, paesaggi e oggetti indefiniti, cercando di restituire allo spettatore un’esperienza immaginativa intensamente concentrata. In Over lines, 2007, il tessuto di un paracadute militare, tesa lungo una parete, viene animato da due venitilatori sottostanti, creando un effetto di movimento e instabilità, che genera costantemente forme nuove e inattese nelle pieghe del panneggio. Il paracadute si trasfigura così in un’immagine astratta e irrisolta, dove la fluttuazione imprevedibile della sua struttura finisce per acquisire una forte carica meditativa.
[img_assist|nid=15754|title=|desc=|link=none|align=left|width=640|height=429]Tutto il lavoro di Niamh O’Malley (Irlanda, 1975) è una riflessione sulla percezione del reale, filtrata mediante l’uso dell’illusione e dell’immaginazione. In particolare, l’artista ha dedicato molta attenzione al tema del paesaggio, inteso come ricostruzione culturale dell’ambiente naturale. She closes her eyes when she sings (2006) è una videoproiezione su una tela dipinta, che svela lo scenario di un giardino attraverso l’illuminazione di singole parti di esso. Il focus ristretto della luce proiettata sulla tela costringe l’opera ad una dimensione allusiva e non completamente decifrabile, suscitando una sguardo sospeso tra meraviglia e mistero.
Ana Prvacki (Serbia, 1976).L’artista, fondatrice di una casa di produzione creativa, Ananatural Production, lavora all’interno di un contesto performativo, in cui vengono ribaltate prospettive consolidate e proposte sperimentazioni linguistiche per rinnovare il nostro approccio quotidiano verso oggetti, emozioni e relazioni interpersonali, con un’attenzione precisa alla storia, alla cronaca e agli eventi contemporanei. Tent, Quartet, Bows and Elbows (2006) si presenta come un oggetto inizialmente indecifrabile che disvela poco per volta la sua reale natura e l’evento di cui si fa manifestazione.
Magnus Thierfelder (Svezia, 1976) opera all’interno di un’estetica essenziale e metaforica, costruita mediante accenni e nascondimenti. In tutti i lavori dell’artista, il rapporto tra il soggetto che conosce e l’oggetto della conoscenza è sottoposto a black-out percettivi e interruzioni di senso, sino a perdere ogni possibilità di una consequenzialità logica precisa. In Who here among us still believs in choice, 2007, alcune sedie vengono parzialmente coperte con dei drappi neri, smarrendo una chiara riconoscibilità e diventando degli enigmi visivi, inutilizzabili secondo una logica funzionale e aperti a molteplici interpretazioni.
Dall'8 novembre al 20 dicembre 2008
AR/GE Kunst, Via Museo 29 - BOLZANO
Fantasmata
Artisti: Becky Beasley, Susanne Bürner, Alice Guareschi, Mel O’Callaghan, Niamh O’Malley, Ana Prvacki, Magnus Thierfelder
A cura di Luigi Fassi
Vernissage: sabato 8 novembre, alle ore 19:00
Orario: Ma–Ve ore 10-13 e 15-19 Sa 10-13 Do e Lu chiuso
Ingresso libero
Info: tel. 0471971601
info@argekunst.it
www.argekunst.it